Dadaab, Il Campo Profughi Più Grande Del Mondo, Chiuderà Davvero?

Venticinque anni dopo l’apertura, il Kenya ha annunciato la chiusura della sua terza “città” più grande, il complesso per rifugiati di Dadaab. Ma per molti residenti, questa baraccopoli tentacolare in un deserto inospitale è l’unica casa che conoscono

La terza città più grande del Kenya, dopo Nairobi e Mombasa, non è affatto una città ma un campo profughi, il più grande del mondo. Quest’anno il complesso profughi di Dadaab compie 25 anni: giovane per una città, ma vecchio per un campo che doveva essere solo un santuario temporaneo.

Dadaab è stato costruito nel 1992 per 90.000 rifugiati in fuga dalla guerra in Somalia. Oggi ospita circa mezzo milione di persone, di cui 350.000 rifugiati registrati, un’area urbana delle dimensioni di Bristol, Zurigo o New Orleans. La scorsa settimana il Kenya ha annunciato l’intenzione di chiuderlo entro maggio del prossimo anno, con infelicità di molti che ci vivono.

Noor Tawane, ora padre di sette anni di mezza età e uomo d’affari nel campo, è stato uno dei primi residenti di Dadaab. Negli ultimi quattro anni, mentre ricercavo un libro sui campi, ho appreso la sua storia. Arrivò a Dadaab su un carro trainato da un asino nel 1992, all’età di sette anni, con sua madre e suo padre: un uomo magro, raggrinzito, con i capelli all’henné e gli occhi chiari, di nome Idris.

La famiglia era fuggita dalle violenze che hanno travolto la Somalia meridionale in seguito al crollo del governo di Siad Barre. Idris era un facoltoso agricoltore con molte terre sulle rive del fiume Giuba che era riluttante ad abbandonare. “La terra più bella di sempre è quel posto”, dice Tawane con orgoglio, ma non riesce a ricordare direttamente. Questa è la memoria di suo padre che parla.